Mi sono rotta il metatarso del piede destro.
Volete sapere come? E' una lunga storia; quindi mettetevi comodi e pronti a ridere alle mie spalle. Questa estate al mare ho scoperto che si sarebbe tenuta la color run, una gara non competitiva, piena di gioia e di colori.
Ho pensato che sarebbe stato carino parteciparvi almeno una volta, solo per il gusto di provarci e di esserci. Certo arrivare tra i primi per me era assolutamente fuori programma.
Quindi ho preso la decisione di allenarmi per parteciparvi l'anno prossimo.
Tornata a casa mi sono imbattuta nelle pubblicità di altre gare non competitive; il minimo del percorso? 5 km!
Per me, tantissimi!
Ma ho creduto fosse un segno del destino il continuare a vedere cartelloni e volantini di gare che non sapevo nemmeno che esistessero. Che immane ignoranza!
Quindi, mi sono armata di molto coraggio e ho iniziato.
Obbiettivo: color run 2016.
Primo: il vestiario.
Non volevo assolutamente spendere un patrimonio.
Anche perché i completini quelli da runner (i corridori seri) dagli abbinamenti sgargianti (verde acido e nero, grigio e rosa fosforescente), stanno bene solo a quelle alte 1,80 m o che pesano 45 kg. Loro diventano sexy con questi vestitini, io... dal mio 1,60 m. non avrei ottenuto lo stesso effetto.
Quindi ho riciclato tutto o comperato con poca spesa: pantaloncini corti da 3 euro al mercato, canottiera, calzine corte e scarpe da ginnastica che già avevo.
Pronta?
Secondo: calcolo percorso
Radice (galvanizzato dal mio ottimismo o solo per puro spirito di presa in giro) mi ha scaricato un'app per il tracking del percorso mentre corro. Il percorso era circolare da fare tra corsa e camminata veloce per riprendere fiato.
Terzo: iniziamo
Il primo giorno è filato tutto liscio. Rincuorata dal successo, ho ritentato due giorni dopo. Ma dopo soli 20 metri, alla prima curva, ho preso una brutta slogatura al piede. O così credevo.
Risultato?
Gesso per 15 giorni!!!
Ora il mio ottimismo rasenta il livello sotto zero ...
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